Jûsan-nin no shikaku (2010) di Takashi Miike

primo film di Takashi visto...




Inizio forte, ma non violento ne truce, al contrario del resto del film, violento e truce, ma senza scadere nello splatter. Qualche risata il film la strappa, prevedibilmente, nella parte di "allenamento" dei tredici. In pratica è un film di mafia, con padrini, picciotti, e mariti e moglie che si usano per servire il capo in visita, che, ovviamente, né abusa, di fronte all'indifferenza di tutti quelli che gli stanno intorno. Una partita di roulette (non so quale sia il nome nella millenaria tradizione giapponese) una gheisha e la serata del perfetto samurai è servita. Ovviamente il tipo che può fare qualcosa, per  mantenere il proprio buon nome, demanda ad altri la ribellione necessaria. Assassini, agguati, assassinii, vendetta, potere, e il figone che arriva e uccide un paio di scagnozzi con un colpo solo, il tutto perfettamente inserito nella sceneggiatura. I morti sono tanti, la violenza pure, ma è tutto perfettamente inserito, come il figone qui sopra (il viale delle spade, organizzato in modo da non dover estrarre le spade dai corpi dei nemici uccisi è qualcosa di geniale).
Tutti portano un'acconciatura ridicola, ma forse fa parte del "costume". Tanti dialoghi pieni di "fato", "destino", "onore", "potere", "arakiri" e tutti i cliché possibili sui samurai. Altro cliché è l'inizio della "missione", rigorosamente sotto la pioggia.
Si passa dal discorso superserio, al samurai che ha appena ucciso 3 o 4 uomini con la spada che rimane terrorizzato da una sanguisuga sul collo. Un pò di danaro compra tutto: è una tematica che anche in oriente funziona.
La fotografia scura, anche nelle scene di giorno, a rimarcare la decadenza dei modi e dei costumi dell'epoca. Più che scura sembra quasi desaturata, come se fosse un bianco e nero appena appena colorato. La telecamera è prevalentemente fissa, minimi i movimenti. Primo film, visto (da me) di Miike, nè deluso nè esaltato, solo fortemente incuriosito a vedere gli altri: un gran bel involtini-primavera-eastern (non so chi a copiato chi, anche se credo "noi" occidentali siamo stati i primi, a copiare, s'intende).
LA frase è pronunciata da Kiga Koyata: "le risse dei samurai mi sembravano divertenti, invece mi annoiate, siete inutili, e diventate ancora più inutili quando siete in tanti".
Combattono nel fango, coperti di sangue, una cosa che ultimamente, almeno io, ho visto poco al cinema. I combattimenti sono realistici (tranne per i tori/vacche coperti di fasci di legno in fiamme, che colpivano meglio di un cecchino) e le scene esagerate o irreali sono comunque godibili e ben inserite.
Il combattimento finale, semplicemente perfetto! (questo film mi ha fatto innamorare di Takashi, e non quello del castello). Shimada è apparentemente l'unico vincitore, insieme agli altri, morti onorevolmente in battaglia; Takashi vuole traghettare il giappone in una realtà contemporanea, dove il rispetto delle gerarchie, a-priroi, non è più IL modello.
Alcune inquadrature sono narrative come, e più, di un dialogo, e questo vale anche per moltissime scene violente, che non servono solo a farci vedere la capacità del regista a girare queste scene, ma ci vogliono comunicare le sensazioni e le emozioni. La sceneggiatura tutta intorno all'agguato, la prima parte è la preparazione, la seconda è l'attacco vero e proprio, tutto finalizzato a questo, la storia è semplice, quadrata, chiusa, ma non per questo banale o stupida
Bello, violento, epico, piacevole, ben fatto...la mia filmografia di Miike inizia col botto

Commenti

ARCHIVIO

Mostra di più