Of mice and men (1939) di Lewis Milestone

ho letto prima il romanzo: consigliato e poi prestato da un amico, col quale ultimamente condivido pensieri e opinioni, oltre a qualche, troppo pochi, frappè, e poi ho cercato subito il film; quello del '92 non si trova, neanche una copia impolverata e piena di puzza di muffa dalla collezione di VHS di un caro amico di famiglia, abbonato all'espresso e al manifesto. Cercando e ricercando ho ceduto alle lusinghe dello streaming, ma anche lì niente: ma poi l'illuminazione: YOUTUBE, e stavolta è stato utile (oltre a qualche aberrante recensione del romanzo e qualcuna che dice un pò di fesserie) si trova anche, in lingua originale, il film del '39, qualità non eccelsa, ma c'è...
screenshot del film del 1939


La storia è semplice: una coppia di amici va, nell'America che soffre della crisi del '29, in giro in cerca di lavoro, sognando un posticino tutto per loro, dove vivere del grasso della terra, senza padroni. Ma non tutto andrà per il meglio...
Il film rispecchia abbastanza fedelmente il libro: nessuna scena in più e anche i dialoghi sembrano essere gli stessi (lo sceneggiatore Eugene Solow non deve essersi stancato a riscrivere tutto). Solo alla moglie di Curley viene dato un nome: Mae Jackson, mentre nel romanzo viene appellata solo come, appunto, moglie di.
I personaggi, oltre ai due protagonisti, son tutti schiavi, sono tutti dipendenti in un'epoca dove essere dipendenti voleva dire essere schiavi, un'epoca in cui si guadagnavano 50 dollari al mese (che spesso finivano consumati in alcool e puttane), ma un'epoca dove bastava un anno di stipendi per potersi comprare un piccolo appezzamento di terreno. Il razzismo è galoppante: Crooks, il nero, vive in una stanza tutta sua perché nessuno vuol stare con lui nelle camerate (una guerra tra poveri che è contemporanea e attuale come non mai alle nostre latitudini).
Tutti i personaggi sono delineati benissimo (sia in 130 pagine che in meno di un'ora e mezza [senza bisogno di 150 puntate e 80 stagioni, come sono "costretti" ora a fare i vari sceneggiatori seriali]): riconosciamo che i modi grezzi di George non nascondono alcuna cattiveria, e ripetiamo la storia della casa, dei pochi acri e dei conigli quasi insieme a lui nella straziante scena finale; vogliamo bene a Lenny con tutti i suoi problemi; rispettiamo il saggio e calmo Slim e odiamo Curley con le sue manie di venire alle mani, e di vincere; un coro di voci dalle quali spiccano i protagonisti solo per l'integrità morale e l'amore infinito che li distinguono dagli altri.
Nel film poche sono le invenzioni visive: la citazione da cui è tratta il titolo viene stampata sul lato del treno su cui i due protagonisti stan scappando, che poi diventa il titolo, e poi i titoli di testa. Per il resto niente di particolare; come lo stile di scrittura del libro sembra un documentario: semplice, a volte troppo, ma forse per essere compreso dai colleghi di George e Lenny, veri destinatari del libro, e forse anche del film (almeno di questo).
Meglio il romanzo del film, almeno di questo, ma nessuno dei due mi rimarrà nel cuore: una storia triste, realistica, realista, che evidenzia la miseria del genere umano, l'incapacità di unione e la voglia di sopraffare l'altro, nonostante alcune mosche bianche di amicizia e umanità.



P.S. il film è prodotto dalla United Artist nel ventennale dalla sua fondazione, "solo" quarantuno anni dopo dichiarerà il fallimento a causa dei cancelli di Cimino.


Qui sotto il trailer del film del 1992, con John Malkovich, diretto e recitato da Gary Sinise

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