Dunkirk (2017) di Christopher Nolan

visto al cinema, anche se gli ultimi di Nolan non li voglio mai vedere all'uscita (ancora devo "recuperare" Interstellar), ma era in lingua originale, sconto studenti, e si va...



Partiamo dal presupposto che ritengo Nolan un gran bravo regista, ma di certo non (ancora) un caposaldo del cinema mondiale; ha fatto un paio di ottimi film (memento, prestige e il cavaliere oscuro), dei film mediocri (gli altri batman, insomnia) e poi ha scritto della merda improponibile e di cui dovrebbe vergognarsi come l'uomo d'acciaio (motivo per il quale non può essere considerato più di "bravo regista"). A questo va aggiunto che già nel 1958 un film era stato girato sul recupero dei 300000 dalle spiagge di Dunkirk, oltre ad un altro nel 1964 (sì alla fine vengono recuperati, per la maggior parte, i soldati rimasti bloccati in francia, sia francesi che inglesi, non è uno spoiler, ma solo la Storia), quindi continuo a chiedermi, come già fatto qui, come mai non ci sia voglia di raccontare altre storie, ma ci si ostina a fare qualcosa di già fatto (credo mai nessuno estirperà questo dubbio dalla mia testa). 
La storia è quella: 300000 soldati da evacuare dalle spiagge di Dunkerque, sulla costa francese, durante l'occupazione fascista; ma il regista anglo-americano (inglese di nascita, ma americano d'adozione) decide però di raccontarci la storia con la sua tipica forma di racconto: periodi temporali diversi (in questo caso 3: un'ora, un giorno e una settimana) che finiscono per intrecciarsi tutti insieme nel finale. Insieme a questo abbiamo anche 3 gruppi di personaggi (il film possiamo definirlo un corale: non c'è un solo protagonista e di tutti i vari protagonisti non abbiamo mai descrizioni accurate o caratterizzazioni specifiche che possano farci provare empatia verso di lui [nessuna lei in questo film]) che si muovo in tre luoghi precisi e diversi (il molo, il mare e il cielo) che anch'essi alla fine diverranno tutt'uno nel finale più borghese e reazionario che un film sulla guerra abbia mai mostrato al suo pubblico (il discorso di Churchill letto dal soldato che inneggia alla resilienza e resistività degli inglesi durante la guerra è paragonabile, come intenzioni, alle sventolanti bandiere stelle e strisce di Spielberg, ma non le raggiunge mai in potenza visiva). Pregio del film è l'assenza però di americani che arrivano e risolvono qualsivoglia problema, cosa che succede spesso in molti film sulla II guerra mondiale.
I nemici non si vedono, quasi ad enfatizzare il male che rappresentano, senza farli diventare umani, senza quasi che esistano, se non come male assoluto: a questo riguardo mi ha colpito particolarmente notare come la caduta dei vari spitfire siano momenti di angoscia, anche registicamente, mentre quando viene abbattuto un heinkel si festeggi e si goda della morte di un altro uomo; certo siamo in guerra e mors tua vita mea, però prima veniamo catapultati nell'umanità di questi poveri soldati, poi veniamo sovrastati dell'eroismo dei piloti inglesi, poi galvanizzati dal patriottismo del capitano di una nave da diporto che va a salvare i suoi, per non parlare dell'epica epicità dell'ammiraglio che rimane sul molo, per salvare anche i francesi però all'esplosione godiamo (ed è la scena che ce lo fa vedere così) della morte di un uomo, e io non colgo bene il motivo, ok che la storia ce la raccontano i vincitori, però...
La lingua originale ha influito pochissimo (i dialoghi sono pochi, e questo è un bene, che si torni a fare cinema con le immagini). Tecnicamente nulla da dire: non ho potuto apprezzare il 70mmIMAX, ma non credo sarebbe cambiato molto; mentre credo che abbia cambiato parecchio l'assenza quasi totale della CGI (si vedono alcuni edifici moderni sulla spiaggia, o si vede che in alcuni passaggi dall'aereo i gruppi di soldati son cartonati) ma questo ritorno alla "manualità" e alla "artigianalità" del cinema fa piacere (seppure in una produzione hollywoodiana da più di 100milioni di dollari si possa parlare di artigiani). Altra cosa che mi ha reso particolarmente euforico è la lunghezza della pellicola: 106 minuti per raccontare tutto questo, senza esagerare, finalmente! Le inquadrature sono abbastanza classiche, non ci sono scavallamenti di campo, qualche ripresa con la gopro (o una imax70mm montata su un aereo, ma il risultato è lo stesso), alcune riprese interessanti sulle navi che affondano, fissate alla nave col pelo libero dell'acqua che non è più orizzontale (roba già vista in inception, come è gia visto in prestige il finale con tanti cappelli sparsi per la collina, che qui è rifatto con gli elmetti dei militari evacuati), qualche flare di troppo sulle giacche dei colonnelli, ma non ci sono particolari innovazioni tecniche, o elementi degni di nota. 

Buoni tutti gli attori, ognuno nel suo ruolo, ma quelli che spiccano sono Tom Hardy, che ormai secondo la migliore tradizione nolaniana recita con la faccia per metà coperta; e Harry Style, componente dei OneDirection. La scelta di entrambi è sicuramente da attribuire a due nomi da mettere sul cartellone per attirare le donne, di qualsivoglia età, con un mostro di recitazione non utilizzato abbastanza e, dall'altro lato, un cane che non sarebbe stato lì se non fosse stato un cantantesso di infima qualità. Come spesso accade in Nolan le donne son solo di accompagnamento, ma qui riesce addirittura a farle sparire, a parte qualche infermiera inquadrata quasi per caso, la guerra nolaniana sembra appannaggio esclusivamente maschile. Anche la divisione all'interno dell'esercito è abbastanza chiaro e borghese: i soldati semplici son poracci che pensano solo a salvare se stessi e la propria pellaccia, mentre salendo di grado sale anche la nobiltà dell'animo e l'eroismo dei personaggi (l'ammiraglio e il suo gesto altruista, come i piloti che devono dimostrare di saper atterrare, seppur rischiando molto di più che paracutandosi fuori [tra l'altro, per i due piloti, due sacrifici del tutto inutili, stupidi e senza che nessuno poi ne abbia un vantaggio, in alcun modo]). 
Nota dolente la musica: Zimmer fa il suo lavoro, le musiche non sono brutte, ma l'epicità di ogni maledetto brano in ogni maledetta scena rende tutto piattamente epico per tutta la durata del film, ininterrottamente, per raggiungere il culmine nel discorso finale di Churchill (dove mi sarei aspettato un remix/cover dell'inno inglese.
Buona pellicola, garbato film di guerra (manca pure il sangue: non vediamo morti, e quelle che vediamo sono tutte lontane, fuoricampo o percepite e mai mostrate), che non si avvicina al soldato Ryan , e non ha idea di cosa siano gli orizzonti, quelli di gloria della seconda guerra mondiale. 




QUI una recensione che adoro, pur condividendo meno di metà delle sue opinioni ^_^

e QUA invece un genio dello spoiler (da non guardare assolutamente se non avete visto il cavaliere oscuro)


e QUO l'intervista ad un vero veterano di Dunkerque dopo la visione del film

Commenti

  1. è un film che mi è piaciuto moltissimo
    raramente sono tra i miei preferiti, i film di guerra, ma questo non ha violenza esibita, ma è "solo" un coro di forti interpretazioni

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    1. chiedo venia per l'infinito ritardo con cui sto rispondendo, ma il tuo commento mi è del tutto sfuggito....comunque si, gran bel film, niente violenza di troppo, per me è di troppo solo l'epicità, sbandierata e esagerata, però rimane un otttimo film, e di certo uno dei migliori dell'anno

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